Fedriga: Approvata la riforma sanitaria del Fvg
Il governatore Fedriga: “Responsabilmente abbiamo scelto di non fare la riforma perfetta ma quella che nel minor tempo possibile potesse dare risposte migliori ai cittadini”
TRIESTE. È bastata solo una delle due giornate messe in calendario per incassare l’ok dell’Aula. Mercoledì sera il Consiglio regionale ha infatti approvato la riforma sanitaria con 27 sì della maggioranza (Lega, Progetto Fvg, Forza Italia, Fdi/An), 7 voti di astensione di M5s, Patto per l’Autonomia e Cittadini, e 9 contrari di Pd e Open Sinistra Fvg.
Accolti solo pochi degli emendamenti tra gli oltre 100 presentati, i più di carattere tecnico o formale. Un primo step, questo, per ridare «credibilità a un sistema piantato» ha affermato l’assessore regionale alla Salute Riccardo Riccardi.
E a nulla è servita l’apertura a inizio seduta del Pd che si era detto pronto ad appoggiare questo primo “lotto” di intervento se avesse riguardato solo l’azienda zero di coordinamento e un quadro complessivo di indirizzo. La maggioranza ha tirato dritto. «In sei mesi – ha sottolineato Riccardi rivolgendosi all’opposizione – abbiamo messo mano alla parte del governo del sistema sanitario, alla sua parte strutturale. Voi avete impiegato un anno e mezzo a fare ciò che avete fatto, noi non avevamo tempo da perdere. La pura pianificazione sanitaria sarà oggetto di una riforma successiva».
Gli obiettivi che si vogliono raggiungere sono chiari. E il punto di partenza, come ha ribadito Riccardi, «è un sistema sanitario che perde in credibilità, con le due Aziende sanitarie più grandi che non funzionano, stanno peggio delle altre». Perché se non esiste un modello perfetto, considerato che da Illy a Serracchiani passando per Tondo, «l’unica riforma che ha funzionato un pezzettino è quella di Fasola», c’è il modello «che permette di correggere l’esistente».
Riccardi rivendica la novità insita di questa riforma ovvero il dialogo diretto tra la legge del governo della sanità con la legge del governo degli enti locali passando per il tema delle risorse e della sostenibilità, l’integrazione del sistema sociosanitario e la cooperazione sanitaria («questa è una Regione che sull’offerta straniera ha il budget al 3,8%»).
Ha difeso, Riccardi, l’Azienda zero «una scelta organizzativa forte che permetterà di capire perché il sistema sulle proiezioni rispetto alle previsioni parla di 80 milioni di perdite» così come la decisione di passare da 5 a 3 aziende sanitarie «operazione che riduce i costi di alcune centinaia di migliaia di euro» avvicinando gli ospedali minori a quelli principali.
Mentre il rapporto con le Università sarà oggetto di una rinegoziazione «poiché chi governa e ha la responsabilità del sistema salute è la Regione, secondo regole che devono essere uguali per tutti». Un sistema sanitario, quello attuale, che dunque non regge e che deve diventare «sostenibile, ma non è possibile finché si continua ad avere un aumento ogni anno, di 200 milioni di euro di parte corrente con un sistema degli investimenti crollato dagli anni 2000 da oltre 100 milioni all’anno a 34 milioni. Un sistema di questo genere non regge.
È vero che abbiamo carenza di posti letto, lunghi tempi di attesa, ma prima ci deve essere la redistribuzione delle risorse». Il capogruppo della Lega in Consiglio Mauro Bordin ha aggiunto «Non abbiamo stravolto nulla, siamo intervenuti con decisione su criticità che sono sotto gli occhi di tutti. Siamo stati chiamati a rivedere i confini delle aziende sanitarie.
Le realtà di Latisana e di Palmanova fanno parte di un ragionamento sul territorio della provincia friulana e fanno riferimento a Udine proprio come il Friuli vuole e non certo a Monfalcone e Gorizia come avviene oggi». Un risultato strategico, questo, per il presidente Massimiliano Fedriga.
«All’inizio ero convinto servisse la separazione tra ospedale e territorio – ha affermato dopo aver ringraziato Riccardi definendolo “la persona giusta al posto giusto,– e, durante la fase di ascolto, tutti i portatori di interesse ce lo avevano confermato, precisando però che il sistema sarebbe stato troppo stressato in caso di ulteriori stravolgimenti. Ecco perché abbiamo scelto di non elaborare la riforma perfetta ma quella più in grado di garantire risposte immediate ai cittadini».
Pochi, come detto gli emendamenti accolti. Per quanto riguarda le finalità (articolo 2) una modifica proposta dai M5s precisa che oltre a migliorare il coordinamento dell’assistenza sul territorio regionale si deve anche «garantire l’omogeneità dei servizi offerti».
Per l’articolo 4 relativo ai livelli di governo del Servizio, accanto a due emendamenti di dettaglio introdotti dall’Esecutivo, ha trovato accoglimento una modifica presentata dai Cinquestelle che istituisce nella Azienda zero l’area “Sviluppo delle professionalità” per garantire una integrazione socio-sanitaria.
Con un emendamento giuntale, all’articolo 5, sulla collaborazione tra Servizio sanitario regionale e Università di Trieste e Udine si dice che le attività essenziali allo svolgimento delle funzioni istituzionali di didattica e ricerca dei due atenei sono assicurate “prioritariamente” nei presidi Hub di Trieste e Udine.
All’articolo 6, che
riguarda l’articolazione delle Aziende sanitarie, una modifica presentata da Piero Camber (Fi) ma sostenuta anche da consiglieri di Lega, Fdi/An, M5s, Pd, Progetto Fvg/Ar, prevede che quando l’ambito abbia una popolazione superiore ai 200 mila abitanti il distretto possa costituirne frazione.
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